
Questo “programma esteso” mantiene e amplia la cifra del “programma sintetico” già pubblicato: è un programma pacifista e contro le guerre, per la fratellanza e sorellanza universale e che lotta contro le diseguaglianze, per la giustizia sociale, economica ed ambientale. Si batte per un Paese unito e coeso da Sud a Nord, contro corruzioni e mafie. È un programma che considera prioritaria l’attuazione della Costituzione Italiana e non più solo la sua difesa.
È un programma che mette al centro della sua azione la redistribuzione della ricchezza, la tutela del lavoro, l’azione pubblica, la pace e l’ambiente. Un programma che ha il coraggio di dire con chiarezza che non si può essere dalla parte di tutte e tutti. Per questo, non cerca il consenso di chi ha grandi ricchezze, potere e privilegi, ma si rivolge alla vita quotidiana delle persone che vivono del proprio lavoro e auspicano un futuro migliore per le nuove generazioni. Parla quindi ai bisogni essenziali di chi lavora ogni giorno (spesso troppe ore per troppi pochi soldi), di chi vorrebbe lavorare ma il lavoro non l’ha più, di chi è preoccupato per i prezzi delle bollette che aumentano e per la scarsità dei servizi pubblici, sempre più lontani dalle persone. Questo programma è femminista perché prende corpo dalle condizioni materiali, dai bisogni e dai desideri delle donne.
La politica ha perso la capacità di immaginare un futuro migliore, dove i bisogni individuali e le soluzioni collettive si intrecciano in modo inestricabile. La politica ha abbandonato il presidio dei territori, ha affossato la capacità dei partiti di rappresentare i bisogni, si è ridotta all’idea che la gestione dell’esistente sia l’unica soluzione. Spesso se non sempre, la gestione dell’esistente risponde agli interessi di chi ha più risorse, potere e influenza. Unione popolare la pensa diversamente e questo “programma esteso” traccia le coordinate necessarie per ridare alla politica la capacità di proteggere gli interessi di chi ha meno. Questa versione amplia i temi già trattati nella versione precedente e ne introduce di nuovi.
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1. Ricompensare e rispettare il lavoro
1. Introduzione di un salario minimo legale di almeno 10 euro lordi l’ora (1600 euro al mese) rivalutato annualmente, per mettere fine al lavoro povero. Si tratta quindi di una scelta importante non solo per le persone che lavorano, ma anche per spingere le imprese verso produzioni a più alto valore aggiunto investendo in innovazione e ricerca e perseguendo una “via alta” alla competitività. Aumenti generalizzati di tutti i salari.
2. Rendere nuovamente il contratto a tempo indeterminato la forma contrattuale standard, abolendo il Jobs Act e tutte le leggi che hanno incentivato la precarietà e ripristinando l’articolo 18 dello statuto dei diritti dei lavoratori (legge 300).
3. Limitare l’uso del contratto a tempo determinato a due soli casi specifici (sul modello della riforma di Yolanda Diaz in Spagna): per circostanze straordinarie legate alla produzione e non per sostituzione temporanea di altro dipendente assente per motivi contrattuali o di legge.
4. Rafforzamento degli ispettorati del lavoro per far rispettare le leggi sulla sicurezza e i diritti dei lavoratori, con l’assunzione di 10.000 ispettori del lavoro.
5. Restituzione del collocamento al lavoro al settore pubblico, opportunamente riformato e potenziato, e riduzione del ruolo delle agenzie private.
6. Piano di assunzioni da 1 milione di persone nel pubblico impiego per avvicinarsi alla media europea di impiegati pubblici per abitante, con un impegno particolare nella scuola, sanità, enti locali, ispettorato del lavoro ed enti e personale preposto alla lotta all’evasione e all’elusione fiscale. Contemporanea riforma organizzativa della Pubblica Amministrazione, per potenziare i margini di azione dei dipendenti pubblici, per valorizzare le loro competenze organizzative e gestionali, per assumere e valorizzare giovani laureate. Riforma della finanza locale e socializzazione Cassa Depositi e Prestiti proposte da Attac.
7. Obbligo di applicazione di salari e condizioni contrattuali stabilite dal contratto collettivo di settore anche per i lavoratori interinali e per i “rider”.
8. Ripristino della responsabilità in solido del committente per tutti gli appalti di manodopera
9. Abolizione della legge Fornero per giungere all’età pensionabile di 60 anni o 35 anni di contributi dando priorità a donne, lavoratori e lavoratrici precoci e lavori usuranti. Tetto massimo alle pensioni alte che pesano molto sulla spesa pensionistica.
10. Inasprimento delle pene per il mancato adempimento degli obblighi relativi al diritto del lavoro e alla tutela della salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dal DDL “Omicidio e lesioni sul lavoro”.
11. Assicurazione dell’accesso e mantenimento al lavoro delle persone con disabilità. Sostegno ai caregiver familiari e inclusione delle persone con disabilità nella formazione e nel lavoro, attraverso la revisione della legge 68/99 e l’istituzione di corsi di formazione specifici per persone con disabilità e neurodiversità.
12. Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario anche per garantire la cura dei diritti plurimi delle persone, di vita e di lavoro: mettere al centro una politica per il tempo di vita delle persone.
13. Trasformare la formazione da onere per i lavoratori e opportunità di guadagno per i centri di formazione, a vantaggio per le lavoratrici e lavoratori. Anche con regole, modelli di cooperazione e incentivi pubblici dedicati.
2. Lottare per la sicurezza economica e contro la povertà
1. Lotta all’inflazione con eliminazione dell’IVA su prodotti di prima necessità alimentari (es. pane, pasta, latte). Reintrodurre un meccanismo automatico di adeguamento dei salari all’aumento del costo della vita (scala mobile).
2. Tetto duraturo al prezzo del gas per calmierare le bollette (su modello di Spagna e Portogallo già approvato dalla Commissione Europea).
3. Tassazione degli extra profitti delle aziende energetiche (passando dal 10% del governo Draghi al 90%) per aiutare famiglie e imprese.
4. Portare il Reddito di cittadinanza da 780 a 1000 euro al mese (contributo fitto casa incluso), svincolandolo dalle politiche attive del lavoro; innalzare la soglia di accesso ISEE da 9360 a 12.000 euro e renderlo una misura individuale e non esclusivamente legata al nucleo familiare.
5. Programma di costruzione di 500.000 nuovi alloggi pubblici per affrontare la grave carenza di case a canone sociale e garantire una dimora a chi non riesce ad averla a prezzi di mercato. A consumo di suolo zero e assicurando l’accessibilità, visitabilità e abitabilità da parte di persone con disabilità, anche con la riconversione ad alloggi di edilizia popolare del patrimonio pubblico, di enti e di grandi proprietà private compatibili con la residenza. Piano di manutenzione ordinaria e straordinaria con efficientamento energetico di alloggi vuoti da anni per loro immediata assegnazione alle famiglie in graduatoria comunale. Rinegoziare il PNRR per un Recovery Plan per il Diritto alla Casa. Nessuna famiglia senza casa, nessuna casa senza famiglia. Questo grande investimento pubblico si finanzia anche attraverso un intervento fiscale che tenda finalmente a colpire la rendita immobiliare parassitaria e l’evasione fiscale nel campo delle locazioni, abolizione della cedolare secca sul libero mercato e tassazione di proprietà degli immobili tenuti vuoti, contrasto al canone nero e irregolare attraverso tracciabilità dei canoni di locazione privata e incremento detrazioni per inquilini per favorire emersione dal nero. Consentire ai Comuni di prendere in locazione e/o acquistare gli alloggi liberi degli Enti Previdenziali Pubblici e di altri enti pubblici o privatizzati per costituire in tempi stretti uno stock di alloggi per accompagnamento sociale per i nuclei sottoposti ad azione di sfratto ai fini di garantire il passaggio da casa a casa. Bloccare tutte le vendite delle case popolari, ed assegnare le circa 40/50 mila abitazioni oggi vuote, anche con l’autorecupero, in quanto bisognose di interventi di risanamento per renderle agibili. Non pignorabilità della prima casa di abitazione e fornitura di abitazione alternativa adeguata a chi è sottoposto a sgombero per vendita all’asta, equiparato alla morosità incolpevole. Abolire l’articolo 5 della Legge Lupi che nega la residenza a chi occupa per necessità immobili, negando l’accesso a servizi indispensabili per la persona.
6. Aumento delle pensioni minime a 1000 euro al mese e introduzione per le pensioni future di un massimo di pensione e di cumulo di trattamenti pensionistici a 5000 euro mensili. Aumento delle pensioni di invalidità nel quadro del rafforzamento delle provvidenze a favore di persona con disabilità o non autosufficienti. Attuare la legge n. 227/2021 recante una delega al Governo in materia di disabilità. La legge-delega rappresenta l’attuazione di una delle riforme previste dalla Missione 5 “Inclusione e Coesione” del PNRR e porterebbe enormi cambiamenti nelle vite delle persone con disabilità
7. Sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori autonomi, ai loro diritti ed estensione delle tutele di welfare. Contemporanea lotta contro le imprese che costringono dipendenti ad aprire partite IVA spostando così su di loro i rischi di impresa. Sostegno alle imprese che assumono giovani anche con riduzione della pressione fiscale e semplificazione amministrativa e burocratica.
8. Uniformare il trattamento previdenziale delle lavoratrici e dei lavoratori autonomi a quello dei lavoratori dipendenti, con estensione dell’indennità di maternità e malattia.
9. Perseguire politiche orientate a riequilibrare le disparità tra Nord e Sud del Paese, a partire dalla spesa pubblica, al contrario di quanto successo con il PNRR, che ha sacrificato le regioni meridionali. Superare il sistema scellerato della spesa storica del chi più ha più avrà e chi meno ha meno ottiene. Faremo esattamente il contrario.
10. Sostenere i comuni, soprattutto piccoli, e le aree interne e periferiche del Paese, contro il centralismo burocratico statale e gli apparati di potere regionali. Sostegno economico ai Comuni, con più potere ai sindaci e più tutele, quindi migliori servizi locali e migliore qualità della vita per gli abitanti delle nostre comunità anche attraverso l’ampliamento e il congruo finanziamento dei LEPS (livelli essenziali delle prestazioni sociali) che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.
3. Perseguire la pace e la democrazia in Europa e nel mondo
1. Stop immediato dell’invio di armi a tutti paesi in guerra e ritiro dei soldati all’estero se non autorizzati dall’ONU che va rafforzata e sottratta ai veti incrociati delle superpotenze.
2. Sviluppare un forte impegno diplomatico per la pace in Ucraina e per la distensione nel conflitto tra Cina e Stati Uniti. Uscire dalla coalizione in guerra nel cuore dell’Europa e lavorare per la neutralità dell’Ucraina. Per un’Europa unita nelle sue diversità, dal Portogallo alla Russia, contro ogni nuova guerra fredda.
3. Operare per il superamento progressivo della NATO, per la sovranità nazionale con lo stop ad armi nucleari nel nostro Paese e per sostenere politiche di disarmo a livello globale, opponendosi all’aumento delle spese militari al 2% del PIL ed impegnandosi alla progressiva riduzione delle stesse. Firma immediata del trattato di messa al bando delle armi nucleari (TPAN). L’Italia dovrà essere senza bombe atomiche e promotrice di una conferenza internazionale per il disarmo e la denuclearizzazione dell’Europa. Desecretazione immediata degli accordi che regolano la presenza di basi statunitensi sul territorio nazionale. Verità e giustizia per le vittime civili e militari dell’uranio impoverito usato dalla NATO. Saremo amici di americani, russi e cinesi, mai più sudditi e subalterni di nessuno.
4.Cancellare la norma “Government to Government” che ha trasformato il Ministero della difesa in agente di commercio dell’industria bellica nazionale
5.Ritiro immediato di tutti i soldati e i mezzi dal “fronte est” della Nato e stop alle forniture di armi al governo Ucraino e a qualsiasi Paese coinvolto in conflitti e uscita dell’Italia dalle sanzioni verso la Russia: le sanzioni affamano i popoli e colpiscono la nostra economia.
6. Restituire al nostro Paese dignità mediante la promozione della pace per un mondo multiculturale e contrario a qualsiasi forma di imperialismo e discriminazione.
Rimane centrale il rafforzamento della Cooperazione internazionale allo Sviluppo, l’attuazione dell’agenda 2030 e del peacebuilding, con prioritaria importanza l’obiettivo di destinare lo 0.7% per l’aiuto pubblico allo sviluppo.
7. La Guardia Forestale dovrà essere rapidamente ricostituita come corpo civile di difesa ambientale e messa in grado di tutelare patrimonio boschivo e biodiversità.
8. Restituire al nostro paese autonomia strategica nelle sue relazioni internazionali in Europa e nel Mediterraneo, per costruire l’Europa dei popoli, della fratellanza universale, della giustizia ambientale, sociale ed economica, non più solo della moneta unica, della libera circolazione di capitali e merci e dei vincoli finanziari.
9. Operare a livello europeo per una riforma in senso democratico delle istituzioni di Bruxelles con abbandono completo delle politiche di austerità e lotta alle lobby che influenzano la politica della UE. Dare al Parlamento europeo più centralità e forza rispetto al ruolo della Commissione europea.
10. Lavorare per il superamento delle politiche di bilancio stabilite dall’accordo di Maastricht e dal semestre europeo. Respingere, in particolare, i vincoli liberisti del Trattato e ripristinare la Costituzione del 1948 eliminando il vincolo europeo laddove in contrasto ai principi fondamentali della Costituzione antifascista ed il pareggio di bilancio introdotti nel 2012.
11. Abolizione del MES (Meccanismo europeo di stabilità) ed esclusione di ogni ricorso a esso.
12. Operare per la modifica dei trattati affinché la Banca Centrale Europea possa favorire politiche industriali sostenibili da un punto di vista ambientale. Intanto la BCE deve continuare ad acquistare tutti i titoli di Stato necessari e non su richiesta e con condizionamenti.
13. Riconoscimento dello Stato di Palestina e solidarietà con tutti i popoli oppressi, a cominciare da quello curdo. Costruzione di un fronte pacifista internazionale per la realizzazione di un modello di sviluppo che salvi il pianeta da guerre, ingiustizie sociali ed economiche e devastazioni ambientali.
4. Migliorare la sanità e potenziare la pubblica amministrazione
1. Ricostruzione del Servizio Sanitario Nazionale unico per tutte le regioni, superando la controriforma del 2001 senza ripetere gli errori del passato, eliminando l’aziendalizzazione e tornando alle USL con controllo democratico del territorio. Ripristinare l’intera filiera della medicina territoriale garantendo le assunzioni necessarie per la presa in carico delle persone e il rilancio della prevenzione.
2. Assicurare una spesa pubblica nella sanità che non scenda mai sotto la media europea (7,3% del PIL), invertendo la rotta rispetto alla manovra Draghi, che ha ridotto la spesa sanitaria al 6,3% del PIL per il 2024, ed eliminando il tetto di spesa.
3. Aumentare i posti letto per 1000 abitanti (in Italia 3,2 nel 2017, a fronte di una media europea che supera i 5) e il personale medico e sanitario, anche per eliminare le prestazioni intra moenia e ricostruire la rete dei medici di base, raddoppiando subito il numero delle formazioni annue.
4. Aumentare la spesa per la salute mentale (a cui dedichiamo solo il 3,5% della spesa sanitaria, contro il 13% del Lussemburgo e l’8% della Francia). Introdurre la figura dello psicologo di base, e case della salute diffuse nei territori con diverse professionalità anche di tipo psicoterapeutico.
5. Creare un servizio di cura dentale pubblico che garantisca cure di qualità a prezzi economici e gratuite per le fasce meno abbienti della popolazione.
6. Fornire assistenza gratuita alle persone non autosufficienti e un quadro normativo adeguato ad assicurare i diritti, le libertà e la dignità delle persone con disabilità. Più risorse per la fornitura di presidi, ausili e protesi di qualità e per la continuità assistenziale tra ospedale e territorio. Ampliamento dei LEA (livelli essenziali di assistenza) per le terapie abilitative e riabilitative. Semplificazione delle pratiche d’invalidità e delle richieste per ausili (pannoloni, sedie a rotelle, deambulatori ecc.).
7. Assicurare la profilassi per esposizione da HIV coperta dal Servizio Sanitario Nazionale. Affrontare la pandemia senza criminalizzazione del dissenso e restrizioni ingiustificate delle libertà civili. I vaccini vanno sottratti ai profitti delle multinazionali.
8. Ripristino del contratto a tempo pieno e indeterminato come norma in tutti i comparti della Pubblica Amministrazione.
9. Reinternalizzazione dei servizi esternalizzati e ritorno al pubblico dei servizi dati in appalto con riassorbimento del personale coinvolto.
10. Una commissione d’inchiesta parlamentare sulla gestione della pandemia come già rivendicato dai familiari delle vittime di Bergamo e Brescia.
11. Un nuovo piano pandemico nazionale adeguatamente finanziato e con personale ad hoc che abbia lo scopo primario di individuare e tracciare tempestivamente il contagio nel territorio, con le conseguenti misure di contenimento.
12. Un piano per i vaccini sul modello cubano, fondato sulla capillare informazione e diffusione territoriale della vaccinazione, che se ben realizzata elimina il problema della coercizione. Il monitoraggio permanente degli effetti vaccinali è naturalmente e come in tutti gli ambiti sanitari compito fondamentale della comunità scientifica e delle istituzioni.
13. Abolizione del Patto di stabilità per gli Enti Locali e modifica (con ritorno alla versione ante 2012) degli artt. 81 e 97 della costituzione che prevedono il pareggio di bilancio.
Quello per gli Stati è stato sospeso ma non quello per gli Enti Locali proprio in virtù degli articoli sopra citati.
5. Ridare dignità all’istruzione e alla scuola
1. La realizzazione della scuola della Costituzione, per la quale l’istruzione è l’unico mezzo per l’emancipazione delle future cittadine e dei futuri cittadini. La cultura è un bene comune primario che la scuola pubblica è chiamata a garantire e a diffondere senza distinzioni né tantomeno discriminazioni. Siamo per l’abolizione della riforme di Renzi, Gelmini e Bianchi.
2. L’equiparazione agli standard europei per i finanziamenti alla scuola e le retribuzioni del personale (con aumenti da far valere anche sul rinnovo del contratto in corso). La maggiore dotazione finanziaria a favore dell’istruzione dovrà provenire dalla riduzione delle spese militari, con interventi da attuarsi fin da subito. I costi per la difesa, aumentati negli ultimi anni, sono peraltro destinati a crescere ulteriormente sulla base degli accordi siglati in area Nato (con l’aumento della dotazione dei cacciabombardieri F35, per esempio, ognuno dei quali ci costerà in media circa 80 milioni di dollari).
3. Politiche d’intervento di sistema urgenti per affrontare il dramma della dispersione scolastica, particolarmente consistente nel Meridione. Ribadiamo il nostro netto NO all’autonomia regionale differenziata, che aumenta disparità e sperequazioni. Vogliamo una scuola diffusa, non una scuola falcidiata dai dimensionamenti. Vogliamo libri gratis alle medie, alle elementari e alle superiori. Mezzi pubblici gratis fino a 18 anni. Cinema e teatro gratis fino a 18 anni.
4. Il lavoro nella scuola è ampiamente femminilizzato, come il lavoro di cura e nella sanità, e anche per questo profondamente svilito. Siamo per il pieno riconoscimento della professione docente e per l’incremento del tempo pieno, specialmente nelle regioni del Sud, e la riduzione del numero degli alunni presenti nelle aule, per risolvere il problema delle “classi pollaio”: massimo 18 alunni per classe, di meno in presenza di alunni disabili. Siamo per la piena valorizzazione e rafforzamento dei percorsi di accoglienza di alunni/e stranieri e del ruolo svolto in classe da insegnanti di sostegno e assistenti educativi/e.
5. La radicale revisione degli apparati di formazione e di una “macchina” concorsuale basata sul mero nozionismo e sui test “a crocette”: devono essere prove tarate sul metodo, sull’esperienza, sulle capacità di ragionamento a decidere del futuro destino di chi abbia pensato di intraprendere la carriera dell’insegnamento; il docente non va “addestrato” in lucrose e inutili scuole di “alta formazione”, ma selezionato con rigorosi criteri rispettosi dell’esperienza acquisita sul campo e delle competenze possedute; la formazione degli insegnanti deve passare per percorsi flessibili e permanenti, segnati da uno scambio di riflessioni, di idee, di esperienze tra scuola, università e territorio finalizzato a un profondo rilancio della cultura e del suo valore civile e “politico” per il consolidamento della democrazia.
6. La stabilizzazione del personale precario, con l’istituzione di un doppio canale per tutti gli abilitati con almeno 36 mesi di servizio e l’entrata in graduatoria dopo un percorso abilitante speciale dai costi contenuti.
7. L’incentivazione della formazione sul territorio, con il diretto coinvolgimento delle scuole e con la dovuta attenzione da riservarsi alla formazione degli adulti.
8. L’allestimento di luoghi scolastici salubri, vivibili, agibili, sicuri, e senza barriere. Stop al mercato degli edifici affittati da decenni dai privati. Dopo due anni di pandemia, riteniamo indifferibile il presidio medico e di supporto e psicologico nelle scuole, l’investimento nell’edilizia scolastica.
9. La sburocratizzazione del sistema d’istruzione, sommerso dai crescenti adempimenti burocratici scaricati sulle scuole per limitarne o ingabbiarne l’autonomia. Una gestione della cosa pubblica in materia d’istruzione che sia all’altezza dei suoi compiti e dei suoi doveri istituzionali, in un’ottica di pubblico servizio garantito in tutta trasparenza all’intera cittadinanza.
10. L’abolizione dell'”alternanza scuola-lavoro”, segnata da dolorosi lutti e incidenti, così come concepita dalla riforma della “Buona scuola”. L’istituzione di relazioni strutturali col mondo dell’università, all’insegna di un rapporto paritario e biunivoco fra didattica e ricerca in cui l’esperienza scolastica non venga subordinata all’esperienza di studio nell’accesso all’insegnamento.
11. L’incentivazione della sperimentazione didattica, strutturata e di lungo periodo, in una visione collegiale della scuola che ridefinisca nel profondo anche le pratiche valutative (sostituendo la competizione per il voto con la valorizzazione dei processi di apprendimento). In questo contesto va abolito l’INVALSI che oltretutto è un carrozzone costoso.
12. L’abolizione di qualunque vincolo temporale alle richieste di mobilità.
13. Una scuola dell’infanzia obbligatoria e gratuita sull’intero asse dell’offerta pubblica dei nidi e dei servizi educativi, e perciò da finanziarsi con investimenti strutturali, anche per superare le drammatiche e persistenti sperequazioni territoriali. La scuola è il luogo privilegiato in cui si diventa persone fin dalla tenera o tenerissima età, perché già in questa fase si impara a riconoscere e a condividere ciò che vuol dire stare insieme. Va elevato l’obbligo a 18 anni, rimodulando indirizzi e materie.
14. Il ripensamento delle modalità di erogazione di una didattica a distanza i cui fallimenti si sono ripetutamente toccati con mano, nonostante l’impegno delle scuole e delle famiglie, nei drammatici mesi della pandemia. A ciò si aggiunga la necessità di riattribuire il giusto peso alle riunioni collegiali in presenza, per una democrazia scolastica realmente partecipata, e di favorire l’attuazione di buone pratiche per l’inclusione degli alunni più fragili.
15. Vogliamo una scuola laica e libera da stereotipi di genere, nei dress code, nell’orientamento, nei testi scolastici, nella formazione docente. Vogliamo l’Educazione alla parità di genere e alle differenze: nelle azioni di contrasto alla violenza sulle donne e di genere la scuola continua a essere un grande assente. L’aspetto della prevenzione puntando sull’educazione è spesso tralasciato o non considerato dalle istituzioni. Siamo per dare concreta attuazione alle linee guida introdotte dal MIUR per la promozione dei principi di pari opportunità nelle scuole di ogni ordine e grado (art. 1 comma 16 L. 107/2015) attraverso una legge nazionale che vincoli le scuole ad includere programmi e materiali scolastici sui temi quali la parità di genere, la decostruzione degli stereotipi e la valorizzazione delle differenze, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne e di genere e il diritto all’integrità personale, come indicato anche nell’art.14 della Convezione di Istanbul, e che intervenga sull’editoria scolastica per eliminare gli stereotipi di genere dai testi e introdurre le protagoniste femminili in tutti gli ambiti di studio. Inserimento dell’educazione sessuale in tutte le scuole pubbliche, a partire dalla scuola dell’obbligo, con programmi che riconoscano ogni orientamento sessuale e identità di genere.
16. Abolizione del “docente esperto” e e aumenti uguali per insegnanti.
17. Ridefinizione dell’iter di reclutamento e nuovo sistema partecipato per la formazione continua dei docenti.
6. Investire nell’università e nella ricerca
1.Investimenti nell’università per superare una situazione in cui l’Italia è agli ultimi posti dei paesi OCSE per numero di persone laureate e per numero di professori e ricercatori. Abolizione numero chiuso. Superamento di tutte le figure precarie con un’unica figura pre-ruolo e istituzione di una Commissione nazionale per i concorsi, con sorteggio tra i docenti, esclusi quelli degli Atenei interessati. Risorse distribuite in maniera equa e diffusa per le linee di ricerca e per la collocazione geografica.
2.Incentivare la ricerca di base – curiosity driven (senza vincoli a temi predefiniti) – sia in termini quantitativi (numero di ricercatori e ricercatrici) che qualitativi (ampliare lo spettro delle materie) in ambito universitario.
3.Aumento di 500 milioni di euro annui al diritto allo studio (es. abbassamento tasse universitarie per i redditi bassi e aiuto per gli affitti dei fuori sede e costruzione di nuovi alloggi per gli studenti). Azzerare le tasse ai beneficiari borse di studio, da attribuire a tutti gli idonei.
4.40.000 posti per docenti e ricercatori per avvicinarsi alla media europea nel rapporto docenti/studenti, e programma di assunzioni e stabilizzazioni di personale amministrativo, indispensabili per garantire il buon funzionamento degli atenei italiani.
5.Abolizione dell’ANVUR per istituire un ente più snello, partecipativo e rappresentativo delle varie componenti della comunità universitaria con lo scopo di ridefinire le finalità della valutazione e la necessità di valorizzare le attività interdisciplinari.
7. Fermare l’autonomia differenziata e salvaguardare i beni comuni e i servizi locali
1. Stop al progetto di Autonomia differenziata che divide ulteriormente il paese tra regioni ricche e regioni povere, in particolare penalizzando il Sud. Mettere in campo politiche di autonomie territoriali e di prossimità. Non più potere alle regioni, ma più potere ai territori e al popolo. Basta colonizzazione del sud e sfruttamento del suo territorio da parte delle multinazionali.
2. Ripubblicizzazione del servizio idrico con legge nazionale che preveda di trasformare la natura di tutte le società, attualmente di diritto privato, in enti di diritto pubblico, dando piena attuazione al Referendum del 2011. Restituire al popolo e alla sua sovranità i beni comuni: dall’acqua pubblica, all’aria pulita, all’energia e al mare, dalle spiagge alle foreste e alle montagne.
3. Creazione di una azienda pubblica nazionale degli acquedotti che gestisca la rete idrica e metta fine alla piaga delle perdite idriche. L’acqua è il primo bene comune, come ha ricordato Papa Francesco, nella Laudato Sì.
4. Stralcio del DDL Concorrenza (governo Draghi) che ribadisce la privatizzazione come forma principale e ordinaria di gestione dei Servizi pubblici locali e disincentiva la gestione a livello locale.
5. Garantire servizi pubblici nelle aree interne del paese, dove vive il 20% della popolazione, che soffrono di pesanti disservizi. Un piano di messa in cura del nostro territorio nazionale, manutenendo fragilità soprattutto nelle aree interne e periferiche. Tutela di paesaggio e politiche di rigenerazione urbanistica, stop consumo di suolo e realizzazioni di comunità con un nuovo rapporto tra persona e territorio.
6. Parificare le misure di controllo sull’anticorruzione tra pubblico e privato.
7. Favorire, specie nel Sud Italia, la costituzione di aziende speciali pubbliche (imprese pubbliche) che si occupino di gestire le infrastrutture fondamentali per assicurare una funzione sostenibile e circolare dei rifiuti, dell’acqua e del trasporto pubblico.
8. Misure volte a favorire l’economia locale seguendo il modello di Preston in Gran Bretagna incentivando l’uso di imprese locali per gli appalti degli enti locali.
8. Trasformare il sistema energetico e dei trasporti per attuare una vera riconversione ecologica
1. Nazionalizzazione del settore energetico a partire da Enel Green Power (al momento controllata da Enel al 100%), per creare un’azienda pubblica che investa su energie rinnovabili e quindi garantire autonomia energetica al paese e un progressivo controllo pubblico su tutto il settore energetico. Per un’economia circolare, equa e solidale, stop inceneritori, fossile e nucleare.
2. Piano di investimenti straordinario nelle energie rinnovabili (almeno 10 GW di nuove installazioni l’anno), distribuite sull’intero territorio nazionale, con impianti fotovoltaici preferibilmente in aree già molto antropizzate ed eolici preferibilmente offshore, non favorendo ulteriore consumo di suolo. Favorire investimenti in impianti a gestione pubblica.
3. Fondo pubblico per finanziare le comunità energetiche locali, rigorosamente rivolte all’autoconsumo e senza scopo di lucro.
4. Abolizione dei SAD, i sussidi ambientalmente dannosi elargiti alle fonti fossili.
5. Stop a ogni progetto di estrazione petrolifera in Italia, nessun sostegno pubblico ai combustibili fossili e blocco dei finanziamenti a progetti fossili entro il 2024.
6. Favorire un trasporto pubblico accessibile, a basso costo, gratuito per i meno abbienti, con un abbonamento unico a livello nazionale sul modello di Spagna e Germania.
7. Forti investimenti nel trasporto urbano e interurbano ed elettrificazione di tutto il trasporto pubblico.
8. Incremento delle piste ciclabili, non solo urbane, favorendo usi misti di trasporto (bici-treno, bici-autobus). Ripensamento e riqualificazione degli spazi a uso pubblico per assicurare il diritto alla mobilità delle persone con disabilità.
9. No alle grandi opere inutili e dannose come il TAV, autostrade come la Pedemontana, la Valdastico sud, la BreBeMi che cementificano il territorio a fronte di bassi livelli di utenza. Finanziare invece opere pubbliche di cura e messa in sicurezza del territorio nazionale, da un punto di vista idrogeologico, della rigenerazione urbana, dei paesi e borghi, degli edifici pubblici e privati e soprattutto dell’immenso patrimonio artistico-culturale.
10. Stop all’utilizzo di jet privati e progressiva eliminazione dei viaggi aerei su tratte brevi coperte da adeguate linee ferroviarie.
9. Proteggere l’ambiente e i beni comuni
1. Rispettare e superare gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni dell’Accordo di Parigi.
2. Legge nazionale per portare a zero il consumo di suolo, che blocchi entro il 2025 le espansioni in zone naturali e agricole e attivi un programma per il recupero, il riuso e la manutenzione del patrimonio esistente.
3. Disincentivare produzione, distribuzione e uso di prodotti usa e getta o difficilmente riparabili. Evitare l’uso di inceneritori, termovalorizzatori e rigassificatori. È necessario adottare una visione del rifiuto come risorsa inserita in un contesto di economia circolare, in cui si presta attenzione al trattamento differenziato dei rifiuti superando le discariche come ci chiede l’Europa.
4. Riforma agroecologica della Politica Agricola Comune (PAC), tagliando i sussidi agli allevamenti intensivi e sostenendo aziende agricole che producono con metodi ecologici e a tutela della biodiversità. Sostegno al Plant Based Treaty che chiede un’azione urgente, per garantire che l’inizio di una transizione giusta ed equa verso un sistema alimentare sano e sostenibile, attento al benessere animale e con azioni atte a rispettare l’Accordo di Parigi. Incentivi alla riconversione delle aziende zootecniche tramite l’utilizzo dei fondi PNRR per favorire la transizione agroalimentare plant-based. Erogazione di piani di formazione e di strumenti assistenziali dedicati.
5. Aggiornamento e attuazione immediata del Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN), che prevede il divieto di utilizzo di pesticidi tossici, divieto di produzione e utilizzo di glifosato e altri fitosanitari nocivi per le api e gli altri impollinatori.
6. Fondo pubblico di sostegno per aziende cooperative sociali e comunità che passano all’agricoltura biologica e che promuovono pratiche agricole ecosostenibili.
7. Nuova legge nazionale dell’urbanistica adeguata alla crisi climatica e ai fenomeni di espansione urbana disordinati e frammentati degli ultimi 30 anni, con aumento delle aree pro capite per servizi pubblici e aree verdi.
8. Piena applicazione della Strategia europea sulla biodiversità.
9. Nuova Legge quadro sulle Aree naturali protette che ponga al centro della sua strategia l’implementazione del Sistema di aree protette, che dovrà raggiungere il 30% della superficie sia terrestre che marina entro il 2030. Riforestazione dei boschi e delle aree urbane con almeno 1 miliardo di alberi all’anno da piantare per aumentare ossigeno rispetto all’emissione di CO2. Programma di ripristino degli habitat marini e gestione sostenibile delle risorse ittiche. Piano straordinario per la rinaturalizzazione delle sponde fluviali e in generale degli ecosistemi fluviali per ristabilire gli ecosistemi di acqua dolce e le funzioni naturali dei fiumi.
10. Protezione della piccola agricoltura contadina, nelle aree montane e rurali, che svolge attività di presidio territoriale e di salvaguardia dei servizi eco-sistemici. Un’agricoltura trascurata e che necessita di regole e misure specifiche, che devono essere scritte e attuate attraverso il contributo delle piccole associazioni di settore e dei territori. Protezione delle piccole produzioni agro-pastorali delle aree interne e montane e degli anelli deboli delle filiere. Riconoscimento del ruolo di presidio territoriale, sociale e ambientale.
11. Ripubblicizzazione del servizio idrico e legge nazionale che preveda di trasformare la natura di tutte le società, attualmente di diritto privato, in enti di diritto pubblico, dando piena attuazione al Referendum del 2011 sul modello del comune di Napoli. Vietare la finanziarizzazione e la quotazione in Borsa nei modelli di gestione dell’acqua e dei beni primari. Piano nazionale straordinario per la ristrutturazione della rete idrica, che ad oggi perde oltre il 40%. Riduzione degli sprechi in agricoltura e nel settore industriale tramite l’inserimento dell’obbligo di pratiche che comportino risparmio idrico. Favorire la ricarica delle falde idriche, individuando e vincolando tali aree di ricarica.
12. Proponiamo la cancellazione di tutte le grandi e piccole opere che sono clima-alteranti, nocive e dannose per la salute, devastanti dal punto di vista ambientale e tra le cause del dissesto idrogeologico, e per questo osteggiate dalle comunità territoriali coinvolte. Il risparmio previsto è di 30 miliardi.
10. Ricostruire la nostra industria favorendo un nuovo modello di sviluppo
1. Legge contro le delocalizzazioni industriali per impedire alle multinazionali di chiudere impianti nel nostro paese (a partire dalla proposta GKN presentata in Parlamento).
2. Creazione di un’Agenzia di Pianificazione industriale organizzata per filiere e con rappresentanti politici, industriali e sindacali, al fine di sviluppare una strategia industriale coordinata al servizio degli interessi economici del paese.
3. Investimenti a fondo perduto per accorpamenti di piccole e medie imprese e piani di espansione per mezzo di contratti di programma (utilizzando fondi da abolizione Transizione 4.0).
4. Istituzione di un comitato pubblico per le partecipazioni statali con compiti di indirizzo e monitoraggio delle imprese partecipate, affinché queste operino con obiettivi orientati al bene pubblico per reindustrializzare riconvertendo, riqualificando, e innovando il tessuto produttivo.
5. Creazione di istituti di ricerca applicata (Istituti Marconi sul modello del Fraunhofer Tedesco) al fine di accelerare l’innovazione tecnologica delle nostre imprese.
6. Lavorare, anche tramite intervento statale (ad esempio, lo Stato come azionista di maggioranza di alcune aziende manifatturiere strategiche) per la creazione di poli lungo la filiera delle tecnologie rinnovabili (pale eoliche, fotovoltaico, elettrolizzatori), per favorire crescita interna e aggregazioni competitive.
7. Puntare all’avvio di una filiera dedicata al riciclo e al recupero di materiali, in linea con il nuovo pacchetto europeo sull’economia circolare
8. Creazione di un’industria farmaceutica pubblica che sia in grado di fare ricerca e innovazione nelle aree di interesse a maggior rischio per la salute pubblica, a maggiore contenuto innovativo e in risposta ai bisogni collettivi più diffusi.
9. Istituzione di un fondo rilanciare e riorientare l’intera filiera, anche con l’intervento diretto dello stato, verso la produzione di mezzi di trasporto pubblici e privati sostenibili.
10. Fornire alla Cassa Depositi e prestiti una licenza bancaria che le possa permettere due funzioni fondamentali: quella di finanziarsi presso la banca centrale, e quella di prestare denaro alle imprese- Per tutti gli investimenti individuati per i servizi pubblici essenziali, proponiamo di utilizzare, sulla base di criteri di trasparenza e sostenibilità, prestiti a tasso zero attraverso Cassa Depositi e Prestiti, che attualmente gestisce 265 miliardi di risparmi postali conferiti da 22 milioni di cittadini.
11. Effettuare regolarmente una verifica degli impatti economici, sociali ed ecologici che le banche hanno sulla società italiana. Si tratta di verificare gli investimenti e i prestiti delle banche italiane per valutarne non solo i profili di rischio dal punto di vista finanziario, come già avviene per mano della Vigilanza di Banca d’Italia, ma anche il loro impatto in termini ecologici, sociali, di salute e sicurezza.
11. Tassare di meno chi ha poco e di più chi ha tantissimo
1. Riforma fiscale per ridurre le tasse ai redditi medi e bassi e aumentarle ai redditi alti secondo il principio di progressività sancito dalla Costituzione. Stralcio e cancellazione della riforma fiscale di Draghi che ha tagliato le tasse ai ricchi. In particolare rivedere la tassazione in modo tale da renderla progressiva anche per il 5% più ricco della popolazione che è oggi caratterizzato da tassazione regressiva.
2. Estensione della base imponibile IRPEF a redditi da capitale, immobiliari (previa riforma del catasto) e finanziari.
3. Introduzione di una tassa sul patrimonio partendo da una soglia di un milione di euro e procedendo con aliquote in senso progressivo, come proposto dall’economista Piketty.
4. Aumento dell’imposta sulle successioni e sulle donazioni, per ottenere un gettito fiscale in linea con i paesi OCSE.
5. Riforma del catasto a gettito invariato per redistribuire il carico fiscale su chi ha grandi patrimoni immobiliari e diminuire le tasse per chi ha modeste proprietà.
6. Espansione della no-tax area da 8000 a 10.000 euro, perimetrandola per evitare che favorisca anche i redditi alti.
7. Per le lavoratrici e i lavoratori autonomi, combattere la frammentazione e costruire un sistema assistenziale omogeneo, che intervenga a tutela delle situazioni di difficoltà, indipendentemente dal settore e dalla professione. Cumulare indennità e casse previdenziali e introdurre una misura unica di sostegno al reddito.
8. Lotta contro l’evasione e l’elusione fiscale in Italia (stimata attorno ai 90 miliardi di euro ogni anno) aumentando il personale dell’Agenzia delle Entrate, con l’assunzione dei 15 mila dipendenti di cui è carente l’organico, e favorendo l’interconnessione delle banche dati e la profilazione anonima per far emergere anomalie relative a possibili evasori.
9. Fare pressione in coordinamento con altri paesi per chiudere i paradisi fiscali sia a livello europeo (Irlanda, Olanda e Lussemburgo in particolare) che a livello internazionale.
10. Opposizione a condoni sul rientro di capitali dall’estero.
11.Tassa patrimoniale proponiamo una tassa straordinaria del 3% su tutti i portafogli finanziari con valore superiore a 880.000 euro, ovunque detenuti, da persone fisiche o giuridiche aventi cittadinanza italiana al momento dell’entrata in vigore. L’introito previsto è di 10 miliardi.
12.Web Tax – proponiamo una web tax con un’aliquota del 30% per società con un ammontare complessivo di ricavi annui non inferiore ai 500 milioni di euro e un ammontare di ricavi da servizi digitali non inferiori ai 2,5 milioni di euro. L’introito previsto è di 8 miliardi.
13.Financial Transaction Tax – proponiamo una tassa con aliquota differenziata dal 0,1 al 0,8% a seconda della natura più o meno speculativa dello strumento finanziario utilizzato, da applicare a tutte le transazioni finanziarie (scambi di azioni, obbligazioni, scambi valutari e contratti derivati) sia sui mercati regolamentati che over the counter (OTC). L’introito previsto è di 4 miliardi.
12. Combattere contro le mafie e garantire una giustizia equa
1.Contrastare l’usura, soprattutto di stampo mafioso, aumentando i controlli, i fondi di solidarietà e i mutui agevolati, e rafforzando in generale le misure a sostegno degli imprenditori che ne sono vittime.
2.Rafforzamento delle misure a sostegno delle imprese vittime di racket: troppe aziende che si ribellano all’estorsione e scelgono la legalità vanno poi incontro al fallimento ed abbandonate dallo Stato. Maggiori misure a sostegno dei testimoni di giustizia.
3.Stretta sugli appalti in regime derogatorio di somma urgenza, maggiore trasparenza e controlli soprattutto nel settore delle costruzioni.
4.Nuovi strumenti normativi per colpire la “zona grigia” di politica e imprenditoria e le collusioni tra massoneria deviata e mafia. Riforma della giustizia che dia forza all’autonomia ed indipendenza dei magistrati come singoli, contro gerarchizzazioni degli uffici giudiziari, eliminazione del ruolo delle correnti nel lavoro dei magistrati, funzione del CSM non più asservito ai rapporti opachi tra toghe e politica ma come luogo di garanzia di autonomia e indipendenza della magistratura quale condizione necessaria per l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
5.Contrasto ai fenomeni corruttivi e al riciclaggio di denaro sporco, attraverso l’aumento degli investimenti per giustizia, strutture e personale.
6.Incrementare le risorse economiche, sociali, culturali per costruire un modello di sicurezza urbana multidimensionale che si articoli su differenti strategie, rivolte innanzitutto all’empowerment dei soggetti a rischio esclusione.
7.Legalizzare cannabis e droghe leggere anche per togliere alle mafie un mercato redditizio; investimento in politiche sociali, sanitarie e educative per la riduzione della domanda di droghe pesanti (finanziato con una percentuale sui beni sequestrati).
8.Riformare e potenziare l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati e gli analoghi organismi locali per favorire la riconversione sociale. Abrogazione delle leggi Salvini-Conte e Minniti-Orlando che criminalizzano il conflitto sociale e la povertà. Contrasto alla criminalizzazione e alla repressione di movimenti e lotte, come il movimento NO TAV, attraverso sanzioni penali e pecuniarie.
9.Programmi di inclusione e/o reinserimento sociale per marginalità (ex detenuti, persone con dipendenza, persone con diagnosi di patologia psichiatrica, persone sole).
10.Sportello psicologico in carcere connesso con una riforma del settore.
11.Riforma dell’istituto della detenzione soprattutto per i reati minori, attraverso un più ampio utilizzo delle misure alternative e investimenti nel reinserimento sociale dei detenuti. Intervenire sul sistema carcerario inadeguato e non degno di un paese civile e democratico. Rafforzare la funzione rieducativa della pena che punti al reinserimento sociale dei condannati. Processi più giusti e rapidi, con parità effettiva tra accusa e difesa, stop all’abuso della custodia cautelare e certezza del diritto. Mai più migliaia di condannati con sentenza passata in giudicato che non sono assicurati alla giustizia. Deve essere portato a termine un programma ampio di depenalizzazioni di fatti che oggi costituiscono reato e spingono verso il baratro del carcere soggetti sociali deboli o partecipi alle lotte sociali.
12.Stop alla criminalizzazione e alle persecuzioni delle lotte sociali, ambientali e sindacali. Stop alle politiche di sgombero dei luoghi liberati da pratiche democratiche collettive di autogoverno e partecipazione dal basso. Il conflitto sociale non è un reato e non si reprime. Adozione di una legge nazionale sui beni comuni, con usi civici e proprietà collettive democratiche. Provvedimento di amnistia/indulto per i delitti commessi in manifestazioni e dimostrazioni (invasione di terreni e immobili, danneggiamento, oltraggio e violenza a pubblico ufficiale).
13.Chiediamo l’introduzione del codice identificativo per le forze tutte le forze di Polizia.
14.Giurisdizionalizzazione e limitazione delle misure di prevenzione usate impropriamente per limitare i diritti politici.
13. Affermare diritti, libertà e autodeterminazione per tutte e per tutti
1. Estensione della legge contro il razzismo e gli altri crimini d’odio, anche alle violenze e alle discriminazioni motivate da orientamento sessuale, identità di genere, sesso e disabilità.
2. Promuovere l’educazione al valore della differenza di genere e il contrasto agli stereotipi durante l’intero percorso formativo scolastico con l’inserimento di specifici programmi sull’educazione al rispetto delle differenze e sulla valorizzazione delle pari opportunità per uomini e donne. Formazione professionale rivolta a tutti gli operatori coinvolti nel fenomeno della violenza: dalle forze dell’ordine agli operatori dei servizi sociali e sanitari, a quelli dei servizi per il lavoro, come quella dei magistrati.
3. Estensione del congedo di paternità sul modello spagnolo (16 settimane, di cui 6 obbligatorie), estensione anche del congedo di maternità e parentale, omogeneizzazione del trattamento economico di quest’ultimo.
4. Eliminazione di tutti gli ostacoli occupazionali, professionali e salariali alla piena parità di genere. Misure a sostegno delle start up femminili e formule adeguate per l’accesso al credito. Parità di genere nello sport e pieno riconosciamo del professionismo femminile nello sport.
5. Misure a sostegno della piena applicazione della legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza in tutto il territorio nazionale. L’obiezione di coscienza nel servizio sanitario nazionale lede il diritto all’autodeterminazione delle donne.
6. Rendere i consultori spazi pienamente gratuiti e laici, presidi culturali e sociali oltre che socio-sanitari.
7. Cancellazione delle politiche di criminalizzazione degli immigrati e lotta contro il caporalato e lo sfruttamento. Approvazione dello ius soli e della cittadinanza ai figli degli immigrati. Abrogazione della legge Bossi Fini e definizione di canali di regolarizzazione permanente per chi vive stabilmente nel nostro Paese ma a cui è negata la possibilità di avere titoli di soggiorno. Modifica della legge sulla cittadinanza 91/1992 in maniera tale da permettere l’ottenimento di tale diritto dopo 5 anni di permanenza in Italia. Non rinnovo del Memorandum Of Understanding con la Libia e accordi simili con i Paesi che non rispettano concretamente la Convenzione di Ginevra e chiusura dei Centri Permanenti per il Rimpatrio (ex CIE) e abolizione di ogni forma di detenzione amministrativa.
8. Approvazione della legge sul fine vita e l’eutanasia legale. Disciplina normativa conforme a Costituzione per i matrimoni e le unioni di persone dello stesso sesso e per i figli nati. Matrimonio egualitario, appunto, con riconoscimento alla nascita dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali. Legge contro l’omolesbobitransfobia e misure positive per fermare la discriminazione contro la comunità LGBTQIA+. Nuova legge trans, che non patologizzi e assuma l’identità di genere come autodeterminazione. Ogni persona è diversa dall’altra ma ogni persona ha uguale diritti.
9. L’assistenza sessuale alle persone con disabilità è necessaria in una situazione attuale che nega ogni sperimentazione della sessualità aied alle disabili. L’organizzazione Mondiale della Sanità definisce la sessualità un aspetto fondamentale per il raggiungimento del benessere, che è una delle componenti della salute. È necessaria una normativa capace di definire la figura professionale ed il suo rapporto con l’assistito/a con lo scopo di evitare pericolosi confini con la prostituzione, abbattere tabù ed alleggerire famiglia e parenti di compiti gravosi. Serve stabilire percorsi formativi dedicati all’educazione sessuale e affettiva, anche nelle scuole, fornire adeguato supporto psicologico, ginecologico e andrologico alle persone con disabilità.
10. Favorire le forme di partecipazione dei cittadini alla politica a livello locale e nazionale. Difesa dei referendum contro i tentativi di aumentare il numero di firme necessarie a indire una consultazione. Favorire forme di partecipazione dal basso, anche in forma consultiva e digitale.
11. Riforma dei mezzi di informazione, come bene comune, per impedire la proprietà di media nazionali a grandi gruppi imprenditoriali con interessi economici in altri settori (editori impuri). Politiche di sostegno ai media locali e indipendenti per garantire pluralismo dell’informazione.
12. Scioglimento di tutte le organizzazioni neofasciste così come previsto dalla Costituzione e richiesto dalla Risoluzione sull’aumento della violenza neofascista in Europa approvata dal Parlamento europeo il 25/10/28.
13. Disciplina normativa conforme alla Costituzione per le unioni tra persone dello stesso sesso, ovvero matrimonio egualitario con riconoscimento alla nascita dei figli e parificazione di ogni diritto con le coppie eterosessuali. Per fare questo, è necessario reinterpretare il concetto costituzionale (articolo 29) di famiglia come “società naturale”.
14.Misure positive per fermare discriminazione e violenza omolesbobitransfobica su un piano sociale, educativo e culturale (indagine Istat biennale sulle esistenze LGBTQIA+ in Italia, finanziamenti agli studi di genere sul piano universitario, iniziative pubbliche di alto profilo come convegni e festival).
15.Inserimento dell’educazione sessuale in tutte le scuole pubbliche, a partire dalla scuola dell’obbligo, con programmi che riconoscano ogni orientamento sessuale e identità di genere. Estendere la Dlgs 206 /13 in merito alle discriminazioni per orientamento sessuale anche all’identità di genere e introdurre la carriera alias sui luoghi di lavoro, come è stato fatto nel CCNL delle Funzioni Centrali.
14. Sostenere il territorio, l’agricoltura contadina e il turismo lento
1.Disegnare regole e misure adatte alla piccola scala dell’agricoltura contadina, che resta il sistema fondamentale dell’agricoltura italiana. Politiche pubbliche basate sui loro bisogni, capaci di contrastare la loro permanente diminuzione numerica, adatte a contrastare la posizione di dominio assoluto di poche centrali d’acquisto e di pochissime industrie sementiere nazionali o multinazionali. Ma anche in grado di arrestare il processo di accaparramento di terre e di consumo di suolo, sia a fini urbanistici che agricoli (necessaria protezione della terra agricola).
2. Sviluppare politiche positive che favoriscono la creazione di nuove aziende, numerose e quindi di piccole e medie dimensioni, favorendo l’accesso all’uso della terra da parte di giovani o quanti vogliano, in particolare nelle zone montane e collinari.
3. Garantire il diritto degli agricoltori a produrre, riprodurre, conservare, scambiare e vendere le proprie sementi ad altri agricoltori come strumento fondamentale per produrre il necessario adattamento delle coltivazioni ai cambiamenti climatici.
4. Se le aree interne sono vittime di spopolamento, non devono certo subire nuove gentrificazioni da parte di chi rastrella abitazioni locali per farci resort di lusso per facoltosi turisti. Progettare una dimensione esperienziale e lenta del turismo, che ci fa apprezzare quel che troviamo passo dopo passo, le relazioni con i territori e gli abitanti.
5. Finanziare un turismo lento incardinato su lunghe tracce – sentieri e ciclovie principalmente – a bassa velocità: cammini e cicloturismi. L’enorme e antico patrimonio di sentieri e cammini italiani (dalla via Francigena al Sentiero Italia CAI, dalle antiche vie etrusche e romane alle tante vie del sale, dai sentieri sempre esistiti tra paesi e campagne ai tratturi, etc.) assieme al più recente Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche devono convintamente appartenere al prossimo piano di investimento infrastrutturale, non meno di altro. In Germania i 50.000 km di lunghe ciclovie sostengono 9 miliardi di indotto all’anno per le aree interne e oltre 300.000 posti di lavoro a un costo di investimento per km che è 100-150 inferiore a quello di una autostrada. Parliamo di occupazione di qualità che per noi coincide con le nostre osterie, piccoli negozi, musei e servizi alla persona.
15. Rivoluzionare misure carcerarie e penali
1.È assolutamente necessario evitare che, all’interno degli Istituti Penitenziari si perpetui la pericolosa convivenza e commistione tra persone che hanno alle spalle carriere delinquenziali e devianti di considerevole spessore e detenuti con pene esigue e stili di vita che fanno degli espedienti quotidiani la propria cifra caratteristica, per evitare che la criminalità organizzata possa attingere ad un serbatoio così cospicuo di manovalanza criminale.
2. Rispristinare – parallelamente agli interventi di riduzione del sovraffollamento carcerario – la piena dignità delle condizioni di detenzione, in modo aderente al dettato della Costituzione e nell’interesse dei lavoratori della Giustizia e della società civile, oltre che degli stessi detenuti: un carcere indegno è anche un carcere insicuro e pericoloso, anche e soprattutto per i territori che lo circondano.
3.Rispetto della pronuncia della Corte costituzionale in materia di ergastolo ostativo.
4.Amnistia/indulto per i reati minori, depenalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti.
5.Implementazione delle misure alternative al carcere e aumento della pianta organica del personale educativo, medico, psicologico e sociosanitario nelle carceri.
6.Misure alternative alla detenzione per donne con prole di età inferiore a 6 anni.
7.Estensione della sospensione condizionale della pena fino alla pena detentiva di tre anni, vanno migliorate le sanzioni sostitutive per realizzare l’obiettivo costituzionale dell’emenda del reo e va ridotto il carcere a extrema ratio.
8.La giustizia deve essere accessibile a tutte e tutti, non solo a chi ha le risorse economiche e culturali. Gli esosi i contributi unificati, le marche da bollo care fanno evitare il processo civile, e ancor più amministrativo, per chi ha un diritto da far accertare. Vanno ridotte e semplificate queste incombenze e reintrodotto il divieto di condanna alle spese di lite per i lavoratori che esercitano la giurisdizione.
9.La legittima difesa va riformata. Il Governo Conte/Salvini nel codice penale hanno peggiorato la scriminante della legittima difesa domiciliare e l’eccesso colposo di scriminanti. Ci impegniamo a riportare la legittima difesa entro il limite della proporzionalità per evitare la giustizia ‘fai da te’ e la diffusione delle armi da fuoco.
10.Creare una agenzia che possa disporre, come succede in molto stati europei, di risorse e mezzo per un controllo è una progettualità dei percorsi di reinserimento sul territorio;
11.Introdurre e rafforzare la previsione di altre sanzioni penali (lavori di pubblica utilità, sanzioni sostitutive, sanzioni economiche) nel sistema penale quali alternative alla detenzione;
12.Trasformare la Polizia penitenziaria, rendendola la Polizia del Ministero della Giustizia, con giurisdizione, presidi, mezzi e risorse anche sui territori, oltre che nelle carceri e uffici ministeriali.
13. Un impegno dei Comuni e dei territori ad aprirsi per istituire delle strutture di controllo e di accoglienza, con il supporto e la responsabilità, in primo luogo, dei sindaci rivolte a quell’area di popolazione detenuta con pene brevi e scarsissime se non nulle risorse sul territorio. Una popolazione che è espressione di una minorità sociale.
14. Un investimento culturale massiccio sull’istruzione e sulla formazione all’interno delle carceri: su quasi 55mila detenuti ce ne sono 1.200 che frequentano l’università ma anche 900 italiani e analfabeti. Una immissione importante di professionalità in carcere al fine di potenziare tutti i percorsi di connessione con il mondo esterno.
15. Una maggiore assunzione di responsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale che in carcere svolge una funzione complessa e impegnativa.
16. Rendere i luoghi del lavoro salubri e sicuri
1.Ripristino del testo originale del D.Lgs. 81/08, eliminando le modifiche peggiorative tese a deresponsabilizzare il datore di lavoro sulle misure di protezione e prevenzione per la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori.
2.Supervisione di equipe obbligatoria per lavori altamente stressanti.
3.Progetti di sostegno specifico per vittime di abusi e violenze.
4.Revisione della posizione giuridica dei medici competenti del lavoro da liberi professionisti a figure del servizio pubblico.
5.Introduzione nel Codice penale dei reati di omicidio sul lavoro (Pdl presentato da Manifesta), con revisione dell’apparato sanzionatorio del Dlgs 81/2008, e di vessazioni sul lavoro -inasprimento delle pene per il mancato adempimento degli obblighi relativi al diritto del lavoro e alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
6.Piano straordinario di assunzioni di almeno 10000 funzionari di vigilanza (ispettorato del lavoro, tecnici prevenzione regionali, INPS e INAIL).
7.Potenziamento dei poteri, dei diritti e delle garanzie per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS).
17. MIGLIORARE LE PENSIONI PER LA MAGGIOR PARTE DEL PAESE
1.Abolizione della legge Fornero.
2.Diritto alla pensione con 60 anni di età o 35 di contributi indipendentemente dall’età.
3.Eliminazione di ogni rapporto tra importo dell’assegno pensionistico e aspettativa di vita.
4.Introduzione di contributi figurativi per:
a. la cura dei figli fino a dieci anni d’età e
b. per la cura di persone non autosufficienti
c. periodi di disoccupazione involontaria
d. periodi di istruzione superiore o universitaria a partire da 17 anni e di formazione legata al cambio di lavoro
e. Per le donne attribuzione di 3 anni di contributi aggiuntivi per ogni figlio
5.Introduzione di annualità di vantaggio per i lavori gravosi e usuranti.
6. Aumento delle pensioni minime a 1000 euro.
7.Rivalutazione completa delle pensioni fino a 5 mila euro lordi e aggancio alla dinamica dei salari.
8.Scorporo dell’assistenza dal bilancio dell’INPS.
9.Restituzione all’INPS delle tasse pagate dai pensionati.
18. Contrastare il dissesto idrogeologico e fermare il consumo di suolo
1.Piano straordinario per la rinaturazione delle sponde fluviali e in generale degli ecosistemi fluviali per ristabilire gli ecosistemi di acqua dolce e le funzioni naturali dei fiumi.
2.Divieto dei tagli a raso lungo le sponde fluviali ed in genere della rimozione della vegetazione ripariale autoctona.
3.Aumento fondi statali destinati ai CRAS, centri recupero animali selvatici, e piano di riforestazione, contrasto alla cementificazione e all’eccessiva antropizzazione, piani di rewilding sul territorio nazionale per il reinserimento ecologico di specie e individui idonei. Sviluppo e incentivazione di metodi di gestione faunistica non cruenti. Divieto di caccia su tutto il territorio nazionale.
4.Riforestazione delle aree a maggior rischio erosione come strategia più efficace per la protezione del suolo e la riduzione del rischio idraulico a valle.
5.Incentivazione dello spostamento di beni esposti in aree non soggette a possibili inondazioni, abolizione dei consorzi di bonifica e pianificazione di competenza regionale a scala di bacino.
6.Legge nazionale per il consumo di suolo ZERO: rigorose norme statali, immediatamente efficaci, per bloccare immediatamente il consumo del suolo, e contemporaneamente individuazione di azioni a vasta scala per il recupero e rigenerazione del patrimonio immobiliare esistente.
7.Iniziativa legislativa per una nuova legge nazionale dell’urbanistica adeguata alla crisi climatica e ai fenomeni di espansione urbana disordinata e frammentata degli ultimi 70anni, con aumento delle aree pubbliche pro-capite per servizi pubblici e ecosistemici facendo fronte alle diseguaglianze territoriali e delle aree interne.
8.Revisione del d.lgs. n. 152/2006 in materia di Valutazione di Impatto Ambientale e del d.lgs. n. 104/2017, in particolare dell’art. 6, al fine di ottenere che la procedura di VIA venga effettuata sul progetto definitivo, i membri della Commissione VIA siano selezionati attraverso procedure di evidenza pubblica e che venga prevista un’adeguata iniziativa sanzionatoria nei confronti di chi abbia realizzato progetti senza la procedura di VIA o non rispettando le prescrizioni ambientali.
9.Programma di forestazione e gestione delle Aree Urbane e periurbane in accordo con la Strategia Europea sulla Biodiversità.
10. Attuazione di un piano nazionale per il recupero del dissesto idrogeologico in connessione con il piano nazionale per l’occupazione che specialmente nel sud avrebbe ricadute economiche dirette e indirette.
19. Uguaglianza di genere e contrasto alla violenza di genere in ogni suo aspetto
1. È necessario superare il gender gap economico e lavorativo e rimuovere gli ostacoli all’accesso, alla permanenza sul lavoro, alla carriera delle donne, rappresentati dal forte sovraccarico del lavoro di cura sulle loro spalle e che induce all’abbandono del lavoro dopo la nascita di un/una figlio/a. Combattiamo la privatizzazione del carico domestico e del lavoro di cura, la disparità reddituale e salariale che è spesso frutto dello svilimento dei lavori femminilizzati (vedi scuola e sanità), dei part- time involontari, del “soffitto di cristallo” nei luoghi di lavoro. Le donne hanno pensioni mediamente più basse e sono molte di più le pensioni sociali delle donne che degli uomini. Vogliamo politiche economiche femministe:
2. Il lavoro non retribuito delle donne nella cura di bambine/i, anziane/i e disabili deve trasformarsi in lavoro retribuito attraverso un grande piano di rilancio nel settore pubblico, investendo e assumendo nei servizi per la sanità, per l’assistenza, per l’educazione (della prima infanzia, per il tempo pieno e il dopo scuola). Investire in questi settori è un moltiplicatore che induce forte crescita di occupazione femminile, perché le donne sono spesso maggioranza al loro interno.
3. Rimuovere ostacoli anche di tipo culturale legati agli stereotipi di genere: formazione obbligatoria nelle aziende (come quella per la Sicurezza) su molestie, educazione al rispetto e alle diversità, eliminazione degli stereotipi nei processi di selezione e promozione. Occorre riconoscere lo stesso salario per lo stesso lavoro, cancellando quindi le differenze tra dipendenti di cooperative e dipendenti pubblici impegnati nei servizi sociali, sanitari e scolastici sul PNRR:
4. Dare piena applicazione alla Convenzione di Istanbul che prevede, tra l’altro, l’istituzione dei centri antiviolenza ogni 40.000 abitanti. Rafforzare e sostenere le reti territoriali di Centri Antiviolenza aumentando i fondi governativi per il loro finanziamento assegnandoli alle regioni affinché istituiscano sia le case rifugio che un piano per appartamenti fruibili messi a disposizione dagli Enti locali. Apertura in ogni città di case rifugio pubbliche per persone vittime di violenza, in particolare contro le donne e la comunità LGBTQIA+.
5. Approvazione della legge sul consenso e le molestie e contrasto alla PAS. Rafforzare le misure cautelari per prevenire fenomeni di violenza (potenziamento del braccialetto elettronico, dei provvedimenti come l’allontanamento del coniuge violento dalla casa e l’avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona vittima di offese e violenza).
6. Campagne di informazione e sensibilizzazione sulla violenza di genere, nelle scuole e nei luoghi di formazione e di contrasto ad ogni forma di rappresentazione sessista o discriminatoria della donna trasmessa dai media e dalla pubblicità. Ripensare in modo strutturale al sistema educativo e formativo come misura di contrasto alle disuguaglianze e stereotipi di genere. Formazione professionale rivolta a tutti gli operatori coinvolti nel fenomeno della violenza: dalle forze dell’ordine agli operatori dei servizi sociali e sanitari, a quelli dei servizi per il lavoro, come quella dei magistrati.
7. Investire in politiche di prevenzione che, in linea con quanto indicato dalla Convenzione di Istanbul, consentano di affrontare la questione culturale dalla quale si origina la violenza contro le donne e di tutte le persone indipendentemente dall’identità di genere, attraverso interventi sul piano dell’educazione.
8. Promuovere l’educazione al valore della differenza di genere e il contrasto agli stereotipi durante l’intero percorso formativo scolastico con l’inserimento di specifici programmi sull’educazione al rispetto delle differenze e sulla valorizzazione delle pari opportunità per uomini e donne.
9. Cancellare la Legge 54 del 2006 che, usando il termine fumoso di “bigenitorialità”, sta di fatto ripristinando la Patria potestà. Questo quadro si appesantisce ancora di più nelle separazioni in seguito a violenza domestica o abusi sui minori: le/i figli/e che non vogliono vedere il padre violento vengono considerati affetti da una cosiddetta “alienazione parentale”, una sindrome che sarebbe causata dalla madre malevola, e che è stata già sconfessata dalle comunità scientifiche internazionali. La Suprema Corte ha evidenziato, sulla scorta dell’apparato motivazionale dell’ordinanza del 17 maggio 2021, n. 13217, che “il richiamo alla sindrome d’alienazione parentale e ad ogni suo, più o meno evidente, anche inconsapevole, corollario, non può dirsi legittimo, costituendo il fondamento pseudoscientifico di provvedimenti gravemente incisivi sulla vita dei minori”. Vanno revocate le numerose situazioni in cui bambine e bambini che vivevano serenamente con madri accudenti sono stati loro strappate/i e messe/i in case famiglie per essere “rieducate/i” alla relazione col padre.
10. Assicurare che i consultori garantiscano un percorso di accompagnamento, di assistenza e cura della salute sessuale e riproduttiva, per tutte le donne e alle libere soggettività, nel rispetto e delle nuove linee di indirizzo del Ministero della Sanità, che prevedono la somministrazione gratuita della pillola RU486 (aborto farmacologico), nei consultori pubblici e non in ospedale come avviene già in molti paesi in Europa. I consultori in collegamento con le strutture sanitarie debbono garantire tutte le fasi legate all’interruzione della gravidanza nel rispetto e in applicazione della L. 194. Rendere i consultori spazi pienamente gratuiti e laici, presidi culturali e sociali oltre che sociosanitari. Aumentare i centri sanitari per le persone Transgender in un percorso terapeutico: sono solo otto in Italia e non coprono l’utenza delle richieste per accedere alle prestazioni sanitarie
11. Rendere gratuita la contraccezione, per garantire diritti e salute riproduttiva delle donne, e allo stesso tempo combattere le disgregazioni e le discriminazioni sociali economiche e geografiche a cui le donne sempre sono soggette.
12. Garantire nel Sistema sanitario nazionale accesso ai percorsi di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) a coppie eterosessuali e lesbiche e a donne singole.
13. Rinnovo del turn over: la garanzia della presenza di almeno una/o psicologa/o e un/una assistente sociale a tempo pieno per consultorio; presenza e valorizzazione di tutte le figure professionali previste nell’equipe con contratti che garantiscano continuità lavorativa e stabilità; copresenza degli operatori, in coerenza con la metodologia consultoriale basata sul concetto di lavoro in equipe e approccio interdisciplinare delle problematiche affrontate; istituzione dell’assemblea delle/degli utenti per una gestione partecipata del servizio. Formazione del personale sanitario per riconoscere e contrastare gli stereotipi sulle persone LBGTQIA+ che influenzano l’approccio relazionale con loro e anche le scelte sanitarie.
14. Investire sulla ricerca nella medicina di genere: la medicina continua ad essere un ambito non solo incentrato su problematiche prevalentemente maschili, ma anche indirizzato ad una costante opera di marginalizzazione delle problematiche prettamente femminili e di sostanziale normalizzazione del dolore strettamente legato all’apparato genitale femminile. Questo indirizzo della medicina ha determinato che malattie tipicamente femminili tra cui ad esempio le malattie dell’apparato genitale femminile vengano poco studiate e, di conseguenza, poco curate. È il caso dell’endometriosi ed anche della vulvodinia, quest’ultima nonostante sia stata riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 2020, ad oggi è pochissimo conosciuta, non è prevista una procedura codificata per la diagnosi e, soprattutto, non esistono protocolli di cura. Ad oggi, inoltre, la cura di questa patologia non è riconosciuta dal SSN e comporta spese economiche molto alte a carico delle pazienti. Sosteniamo l’approvazione della legge per il Riconoscimento della vulvodinia e della neuropatia del pudendo come malattie croniche e invalidanti nonché disposizioni per la loro diagnosi e per la tutela delle persone che ne sono affette (sul modello della proposta presentata il 28.3.22).
15.Completa abolizione dell’Iva su prodotti igienico-sanitari: il ciclo mestruale non è un lusso.
20. Dare risposta alle aree interne e alla questione merdionale
1.Opporsi al regionalismo differenziato, condizione indispensabile per affermare che i diritti di cittadinanza di ogni italiano non possono essere differenziati, che il benessere collettivo e le infrastrutture fondamentali della vita quotidiana non sono legati né al reddito né alla geografia.
2.Abbandonare il paradosso del Pnrr di finanziare i bisogni attraverso bandi “competitivi”, che implica che le amministrazioni pubbliche più strutturate sotto il profilo progettuale e gestionale catturino risorse indipendentemente dal livello dei bisogni sociali. I bisogni non si mettono a bando, vanno soddisfatti con strutture e servizi adeguati laddove mancano o sono carenti.
3.Il Mezzogiorno ha un disperato bisogno di rafforzare le amministrazioni comunali, fortemente depotenziate dai tagli e dai definanziamenti delle politiche di austerità dell’ultimo quindicennio. È necessario con urgenza un grande piano di reclutamento nei Comuni meridionali di centinaia di migliaia di giovani preparati e motivati: ingegneri, economisti, sociologi, informatici, botanici, agronomi, valutatori, animatori, esperi in gestione e rendicontazione di progetti.
4.Il futuro del Mezzogiorno, e dell’Italia, è in larga parte legato al destino delle sue aree interne. Si è colpevolmente dimenticato che l’abbandono delle aree interne di collina e di montagna avrebbe portato con sé anche la scomparsa di diversificati beni pubblici di estrema utilità per le popolazioni di pianura. Per dare innanzitutto dignità ai restanti delle aree interne meridionali e per avviare processi del ripopolamento umano, sulla scia delle politiche attivate dalla Snai sarebbe assai utile sostenere le università meridionali in prossimità delle aree interne affinché avviino programmi di ricerca-azione in queste aree, di ricognizione di risorse e bisogni, di coinvolgimento attivo delle popolazioni locali, di fertilizzazione incrociata tra conoscenze contestuali e conoscenze scientifiche.
5.La cura dei beni e dei servizi “fondamentali” (casa, lavoro, trasporti, scuola, salute) deve essere al centro di politiche per l’abitabilità quotidiana dei luoghi. Disegno istituzionale a misura di territorio, risorse umane ed economiche dedicate, procedure veloci ed efficaci, nuove strutture organizzative di attuazione e dialogo forte tra amministrazione e politica: una politica territoriale per le aree interne pone questioni di interesse generale per il Paese nel suo insieme.
6.Considerare il fenomeno immigratorio nelle aree interne in un’ottica win-win, di mutuo beneficio per i migranti e per le comunità locali delle aree interne, superando l’approccio emergenziale a favore di una politica strutturale e place-sensitive della accoglienza.
7.Promuovere la partecipazione attiva e agency dei nuovi abitanti stranieri, per favorirne il radicamento territoriale e l’esercizio concreto dei diritti di cittadinanza, evitando che siano portati a lasciare le aree interne per spostarsi altrove.
8.Utilizzare il PNRR per bilanciare in parte i guasti creati dalla modifica del Titolo V della Costituzione, che a partire dal 2001 ha spezzato l’unitarietà nazionale dei servizi pubblici essenziali e ha moltiplicato le distanze tra le diverse regioni del Paese Secondo le indicazioni della Commissione europea, l’Italia ha ricevuto la quota di fondi del Pnnr più alta di tutti i Paesi d’Europa (191,5 miliardi di euro) soprattutto per risolvere la situazione drammatica (maggiore disoccupazione e Pil inferiore) del Mezzogiorno. Riequilibrio delle risorse Pnrr la cui destinazione è sbilanciata al Nord, potenziamento delle amministrazioni per favorire il rispetto dei tempi richiesti per i progetti finanziati dal Pnrr e esercizio dei poteri sostituti statali nei confonti degli enti locali in difficoltà.
9. Recupero dell’insostenibile divario tra il Sud e il resto dell’Italia in termini di personale sanitario complessivo e posti letto (28,2 posti letto di degenza ordinaria ogni 10 mila abitanti al Sud, contro 33,7 al Centro-Nord) potenziando il finanziamento del sistema sanitario pubblico delle regioni meridionali.
10. Piano di rimboschimento e di risanamento del suolo e del sottosuolo.
11. Concreto sostegno pubblico alle filiere produttive che recuperino spazi per una agricoltura e una zootecnia di qualità incentrate sulle vocazioni territoriali.
12. Piano industriale nazionale per il nel nostro Mezzogiorno, che determini sulla base di obiettivi economici, sociali e ambientali dove produrre e cosa produrre, favorendo lo sviluppo di un mercato del lavoro senza lavoro nero, basato su lavoro stabile e ben retribuito.
13. Programmi pubblici di riqualificazione e ricollocamento dei lavoratori e delle lavoratrici disoccupate nel quadro di una piano di investimenti e sostegno pubblico alla riconversione eco-compatibile delle aziende in crisi.
14. Stabilire finalmente i fabbisogni standard per territorio, cioè determinare quali risorse minime sia giusto che lo Stato garantisca con imposte proprie o con la perequazione. Al momento si è scelto di continuare in base alla “spesa storica”, cioè in funzione di quel meccanismo perverso, quell’imbroglio, per cui a Reggio Calabria vi sono solo tre asili, mentre a Reggio Emilia 63, pur con una popolazione inferiore, i finanziamenti relativi non avvengono sulla base delle reali esigenze, ma solo fotografando “storicamente” la situazione esistente. Un vero e proprio insulto e una sfida ai cittadini Mezzogiorno. Così grazie all’applicazione della “spesa storica” un bambino del Sud, per questo Stato, ha sì diritto all’asilo nido, ma solo nella misura in cui gli enti locali del suo territorio siano stati capaci di vincere dei bandi competitivi con altri enti locali in luoghi più ricchi, più collegati e con più personale (anche grazie ai trasferimenti statali da sempre diseguali). In caso contrario, tale diritto decade e lui/lei e la sua famiglia, che paga le stesse tasse delle famiglie che risiedono in territori più ricchi, si devono arrangiare.
15 Censimento dei siti di interesse storico e artistico e piano di finanziamento pubblico su cui intervenire, e parallelamente vogliamo un diffuso sostegno pubblico a destinato alla valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale immateriale, quello fatto di tradizioni musicali, antropologiche, religiose, artistiche, linguistico-letterarie, ludiche e culinarie. Vanno salvaguardate non in nome di un passato astratto, ma proprio in nome di una memoria capace di costruire comunità e apertura comunicativa al tempo stesso. Vogliamo, a tal proposito, che il Ministero dei beni culturali istituisca un tavolo permanente di coordinamento con le singole Regioni e gli enti locali sul piano provinciale. aperto al contributo attivo dell’associazionismo culturale.
21. Investire in cultura, comunicazione e informazione
1.L’investimento nella cultura deve raggiungere almeno all’1,5% del Pil. I settori della produzione culturale ed artistica devono essere finanziati tramite la fiscalità generale e la fiscalità di scopo. Defiscalizzazione degli investimenti in cultura e Iva al 4% per tutte le opere e le attività culturali. Leggi di sistema per tutti i settori della produzione culturale che rimettano al centro l’intervento dello Stato, il sostegno alle opere e agli autori e non alle imprese, al fine di liberare la produzione, la distribuzione e la fruizione della cultura dai meccanismi del mercato e dal profitto.
2.Abrogare le riforme Franceschini, tornare a riunire territorio e musei in funzione della tutela e della produzione e redistribuzione della conoscenza attraverso la ricerca e introdurre l’accesso gratuito a tutti i musei e i siti della cultura statali, riportare la pianta organica dei Beni culturali a 25.000 unità, e coprirle tutte con posti a tempo indeterminato; tornare immediatamente al livello di finanziamento del patrimonio precedente al taglio Bondi-Tremonti del 2008 e abolire il Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno e ricondurre il patrimonio culturale chiesastico sotto il controllo diretto delle soprintendenze territoriali.
3.Politica trasparente di restauro e messa in sicurezza del patrimonio artistico ed architettonico creando così sia lavoro che maggiore possibilità di fruizione. Salvaguardia e valorizzazione dell’aspetto ambientale e territoriale, spingendo questo settore verso una nuova modalità di approccio più legata a questi temi.
4.Gestione pubblica del patrimonio artistico, rifiutando la logica di appalto e subappalto e reinternalizzazione dei settori e/o dei comparti esternalizzati.
5.Riconoscimento dei diritti dei lavoratori di tutti i settori dei beni e della produzione culturale e artistica: ammortizzatori sociali, malattie professionali, infortuni sul lavoro, maternità, diritto alla pensione. Riconoscimento del carattere “intermittente” del lavoro culturale: dietro il lavoro che “emerge” c’è un lungo lavoro sommerso che va definito come “lavoro” e come tale retribuito e tutelato. Creazione codici ivs ex Enpals specifici per tutte le lavoratrici e lavoratori del settore che non sono riconosciuti, dal punto di vista contributivo e contrattuale, come tali. Revisione e unificazione dei CCNL, procedendo vero un’omologazione contrattuale a rialzo che contrasti la frammentazione, le disuguaglianze, lo sfruttamento, il precariato e il lavoro nero. Introduzione di un salario minimo, necessario per tutte quelle figure professionali sempre più sfruttate (lavoratori museali, facchini, tecnici, personale di sala e guardiania ecc..). Tetto all’utilizzo, specialmente in strutture pubbliche, di lavoro determinato e rifiuto dell’utilizzo del volontariato al posto dell’assunzione delle figure professionali specifiche. Stabilizzazione delle precarie e dei precari degli enti pubblici (Fondazioni Lirico Sinfoniche, Musei ecc.).
6.Una normativa antitrust, verticale e orizzontale, che impedisca da un lato la formazione di posizioni dominanti (e non solo l’abuso di esse, come prevedono le attuali leggi) e dall’altro la concentrazione nelle stesse mani della produzione e/o distribuzione di diversi mezzi di comunicazione e delle diverse forme espressive. Chi edita quotidiani e periodici non può possedere emittenti televisive o radiofoniche né concessionarie di pubblicità; le imprese di produzione e distribuzione cinematografica non possono editare quotidiani o periodici né possedere emittenti televisive, e così per i diversi settori dell’industria culturale e sostegno alla piccola editoria.
7.Piano di investimento pubblico atto a creare una maggiore accessibilità, sia economica che architettonica ai luoghi di fruizione culturale. Leggi per il sostegno alla distribuzione indipendente e a tutti i luoghi di fruizione della cultura. Leggi che impediscano il cambio di destinazione d’uso di tutti i luoghi della cultura (sale cinematografiche, teatrali, sale per concerti, biblioteche, librerie, musei, eccetera). Valorizzazione, creazione e finanziamento di presìdi culturali di prossimità favorendo forme di gestione copartecipata con associazioni del territorio e Rinnovamento dei criteri del Fus in un’ottica di politica culturale, dando attenzione alle piccole realtà diffuse sul territorio nazionale, slegandolo dalle logiche di bilancio e riportandolo a degli investimenti economici coerenti.
8.Riunire Ambiente e Cultura in un solo Ministero del Territorio e del Patrimonio (un ministero dell’articolo 9 della Costituzione), da intendere come un ministero dei diritti della persona, come lo sono quelli della Salute e dell’Istruzione. ‘Decolonizzare’ i monumenti attraverso un grande progetto di educazione costituzionale al patrimonio e inserire l’insegnamento della storia dell’arte (intesa come storia del patrimonio culturale) in tutte le scuole, di ogni ordine e grado.
Nella scuola dell’obbligo istituzione in forma permanente – a integrazione del normale ciclo scolastico – di laboratori di musica, teatro, cinema affidati a professionalità dei settori artistici.
9.Costruzione in tutte le città, in tutti i quartieri e in tutte le periferie del paese di una rete di spazi pubblici della cultura: luoghi di incontro, partecipazione, produzione, sperimentazione, formazione e fruizione culturale
10.Riforma della Rai che riaffermi la centralità del servizio pubblico radiotelevisivo sottraendolo alla diretta dipendenza del governo (controriforma del governo Renzi) e riportandolo sotto il controllo del Parlamento e che garantisca una gestione democratica e partecipata, pluralista e decentrata della più grande istituzione pubblica “produttrice di senso”. Riforma che preveda la nomina dei membri del cda su curricula e progetti editoriali scelti tra personalità della cultura, del lavoro, dell’informazione, della produzione culturale. Regole per garantire autonomia culturale e libertà creativa, le professionalità e non le “fedeltà”, la partecipazione alla gestione e di verifica democratica da parte delle forze sociali, culturali e professionali. Regole per liberare La Rai dai criteri di economicità e di mercificazione della sua offerta culturale per puntare ad una proposta diversificata che produca domande culturali diversificate.
11.Leggi di sistema che mettano al centro l’intervento pubblico a sostegno dell’editoria indipendente, di quella cooperativa, di quella di partito, di quella culturale. Regole trasparenti e finanziamenti certi per garantire la libertà, l’indipendenza e il pluralismo dell’informazione e della comunicazione. Sostegno pubblico a garanzia della sopravvivenza dei cosiddetti “punti vendita”, cioè le edicole e sostegno pubblico per garantire una politica dei prezzi per i quotidiani e i periodici.
12.Riforma democratica e partecipata di tutte le istituzioni culturali pubbliche la cui gestione deve essere affidata alle forze sociali, culturali e professionali del settore. Le istituzioni culturali devono tornare ad essere istituzioni pubbliche e non più fondazioni di diritto privato con obbligo di pareggio di bilancio (fondazioni lirico-sinfoniche, Biennale di Venezia, eccetera
13.Leggi di tutela, conservazione e valorizzazione (non separabili) dei beni culturali ed artistici da parte dello Stato e delle strutture pubbliche, che garantiscano tra l’altro investimenti certi per la riconversione del nostro territorio e la sua messa in sicurezza. Un piano straordinario di manutenzione del paesaggio e del nostro patrimonio storico ed artistico e il riconoscimento di tutte le professionalità del settore del restauro e dell’archeologia.
14.Redistribuzione dei flussi turistici e contrasto ai fenomeni di over tourism incentivando una promozione e valorizzazione pubblica e sostenibile dei luoghi culturali superando l’ottica di mercato. Il turismo non è sempre la soluzione, occorre vigilare affinché non diventi il problema. L’effetto delle attività culturali sulle città minori e sui territori marginali è quasi sempre effimero sia sul turismo sia sui residenti se non associato ad investimenti infrastrutturali (accessibilità) e soprattutto di politica economica. Occorre costruire incentivi non tanto alla cementificazione di provincia e montagna, quanto al mecenatismo e alle reti di patrimonio “minore”.
22. Costruire la società digitale
1.Adottare norme che favoriscano la mutualizzazione delle spese in servizi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni, anche mediante il coordinamento delle in-house informatiche, per incentivare lo sviluppo e il riuso di tecnologie in software libero;
2.Realizzare il Polo Strategico Nazionale utilizzando esclusivamente software libero, senza ricorrere all’apporto di tecnologie proprietarie realizzato da operatori extra UE e coordinando gli sforzi di disegno di tecnologie a controllo UE con gli altri paesi UE, tra l’altro, nell’ambito del progetto Gaia-X;
3.Adottare norme che favoriscano la decentralizzazione, l’interoperabilità e l’organizzazione distribuita e federata dei servizi digitali delle pubbliche amministrazioni;
4.Adottare norme e politiche che diffondono cultura e consapevolezza informatica nelle pubbliche amministrazioni e nelle scuole (sia ai docenti che agli studenti), sviluppando competenze (nell’uso e nel funzionamento dei sistemi in software libero e hardware open source) e pensiero critico.
5.Adottare norme che proteggono più efficacemente l’anonimato dei cittadini, vietano attività di sorveglianza di massa in luoghi pubblici e fissano le condizioni per lo svolgimento di attività di sorveglianza in luoghi privati, in particolare per il caso dei controlli sui lavoratori;
6.Adottare norme che, in caso di violazione dei dati personali, riconoscono danni punitivi a favore del soggetto leso, disincentivando lo sfruttamento delle posizioni di vantaggio oligopolistico e riconoscendo anche a organizzazioni sufficientemente rappresentative il potere di far valere i diritti degli interessati;
7.Adottare norme che favoriscano, esperienze di riuso e di altruismo dei dati adottando idonee misure tecniche ed organizzative e incentivando la nascita nei territori di coalizioni tra soggetti diversi.
8.Adottare norme che istituiscano un’autorità che attui efficacemente le previsioni del regolamento sul governo dei dati (per esempio, ampliando i compiti del Garante per la protezione dei dati personali, che potrebbe assumere la denominazione di Garante per la protezione dei dati personali, l’accesso ai dati di pubblico interesse e l’attuazione del regolamento sul governo dei dati), attribuendole espressamente il compito di promuovere l’accesso ai dati per fini di pubblico interesse, e il potere di ordinare ai privati di consentire l’accesso, per tali fini, ai dati dagli stessi trattati.
9.Adottare norme che abilitano la raccolta delle firme di sostegno alle liste elettorali in formato digitale;
10.Adottare norme che consentono lo sviluppo di politiche e bilanci partecipativi mediante tecnologie digitali;
11.Strutturare il governo del partito in modo da massimizzare la partecipazione dal basso, sia in fase di voto, sia in fase di proposta, adottando tecnologie digitali disegnate con lo scopo di favorire il dialogo, l’incontro di posizioni diverse e la generazione del senso di comunità dei partecipanti.
12.Adottare politiche e norme che favoriscano lo sviluppo dell’industria del software libero e dell’hardware open source.
13. Regolamentare dell’uso degli algoritmi nei rapporti di lavoro sulle piattaforme come si comincia ad affrontare con la proposta di direttiva europea concordata con il governo spagnolo”. Adottare norme che prevedano per i datori di lavoro l’obbligo di garantire piena trasparenza degli algoritmi utilizzati sui lavoratori;
14.Adottare norme e politiche che favoriscano lo sviluppo e l’uso di sistemi d’intelligenza artificiale pubblicati con licenza libera, con tutte le informazioni utili per consentirne la riproduzione e la verifica (inclusi gli eventuali dati utilizzati per lo sviluppo dei sistemi).
23. Sostenere democrazia, istituzioni e laicità
1.Approvazione di una legge proporzionale senza soglia di sbarramento come quella voluta dai costituenti e in vigore in tanti paesi europei.
2.Ripristino del testo originale della Costituzione, nelle parti essenziali. Due innanzitutto: il ripristino deltesto originale dell’art. 81 (sfregiato dall’introduzione del cosiddetto “pareggio di bilancio”) e la lottadecisiva contro la cosiddetta “autonomia differenziata”. Essa è, infatti, malvagia derivazione del pessimonuovo Titolo Quinto della Costituzione, voluto dalle destre secessioniste e dal centrosinistra. Siamo per le autonomie locali, ma per il ripristino dello spirito e della lettera dell’articolo 5 della Costituzione: “la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali…”; non quindi la secessione e la creazione di tanti piccoli staterelli regionali guidati da “cacicchi” locali. Sarebbe una vera e propria “secessione dei ricchi”. Sosteniamo e partecipiamo ai Comitati contro l’Autonomia Differenziata. Diciamo no alla volontà delle destre e di parte del centrosinistra di aprire la strada al presidenzialismo, adducendo che è l’unica struttura costituzionale in grado di realizzare fittiziamente l’unità di un’Italia smembrata epriva della sua architettura Repubblicana/Resistenziale.
3.Finalmente, occorre porre mano, anche in sede legislativa, alla “riforma democratica dei partiti”. In base all’articolo 49 della Costituzione: “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Contro i “partiti del Capo” e i “partiti di Stato”.
4.La Costituzione italiana è portatrice di un sistema di valori e di fondamenti giuridici ed economici che sono spesso incompatibili con i Trattati europei, fondati su concorrenza e mercato. Riteniamo che, ove esistano contraddizioni, prevalgano le disposizioni della Costituzione italiana e che sia legittima e necessaria la disobbedienza ai trattati, posizione che condividiamo con Melenchon.
5. Ci batteremo per l’abrogazione di leggi che consideriamo incostituzionali: a partire dalla legge Bossi/Fini contro i migranti, alla legge Minniti/Orlando, alla legge Salvini, che va abrogata nella sua totalità, quindi anche nella sezione che riguarda la prevenzione e repressione del conflitto sociale. Rinnoviamo quindi la nostra radicale opposizione all’esistenza di strutture di detenzione amministrativa per migranti (Cpr), e a ogni forma di gestione della presenza migrante, attraverso strumenti di polizia, uso di legislazioni speciali, normative che di fatto non obbediscono all’Art 3 della Costituzione. Di fronte ai drammi quotidiani, a cui il governo partecipa con demagogico cinismo, riteniamo urgente l’applicazione dell’articolo 10 della Costituzione sull’asilo, corredato da politiche congrue di accoglienza e non condannate, come da sempre avviene, a gestioni emergenziali, spesso opache. È un atto di inciviltà xenofoba la non approvazione della legge sulla cittadinanza, peraltro insufficiente e che garantisce solo in parte chi è nato e cresciuto in Italia.
6.In tal senso, va riproposta la ratifica del capitolo C della Convenzione di Strasburgo, che garantisce il diritto di elettorato attivo e passivo alle elezioni amministrative: la civiltà giuridica ed umana vive sotto il ricatto delle destre razziste, ma anche della demagogia xenofoba che è stata anche del M5S (“le ONG sono i taxi del mare” secondo la vergognosa frase di Di Maio) e dell’opportunismo del PD.
7.Ci battiamo per la laicità dello Stato in un paese in cui pesa ancora l’eredità del clericalismo, dall’ora di religione fino ai medici obiettori. L’unico articolo della Costituzione che pare sia intoccabile è quello più obsoleto e figlio di un contesto storico superato. I neoliberisti hanno manomesso molte parti della carta ma non essendo liberali si sono guardati dal toccare l’articolo 7. “Quel cappello dell’articolo 7 impedisce all’Italia di essere un Paese laico”, scriveva Lidia Menapace che spiegava: “Dei Concordati non c’è più bisogno dopo il Concilio Vaticano II, sono un relitto del passato. (…) il Concordato è davvero una pecca in una Costituzione peraltro assai bella”.
8.Ci battiamo contro la corruzione, il clientelismo e i privilegi. Nel nostro paese il giusto malcontento popolare è stato depistato fin dagli anni ’90 verso la delegittimazione della democrazia costituzionale e del pubblico, il populismo penale e il qualunquismo antipolitico. Lo stesso “tsunami” del M5S non ha portato al promesso taglio delle retribuzioni dei parlamentari ma a quello del parlamento. Proponiamo di dimezzare gli emolumenti complessivi di parlamentari e consiglieri regionali.
9.Dobbiamo contrastare l’anticomunismo e il revisionismo storico che erodono le basi stesse della democrazia costituzionale, le sue radici nella storia del movimento operaio e nell’antifascismo. Il senso comune anticomunista, imposto nell’ultimo trentennio per celebrare la vittoria definitiva del capitalismo liberaldemocratico, in realtà ha contribuito a rilegittimare l’estrema destra. La risoluzione del parlamento europeo che ha equiparato comunismo e nazismo – votata anche dai partiti di centrosinistra e dal PD – costituisce una pagina assai grave di uso distorto e persino falso della storia. E’ questo il clima in cui un partito che reca nel simbolo la fiamma del neofascismo oggi si sente legittimato a depositare una proposta di legge per la messa al bando del comunismo e si prepara a andare al governo.
24. Tutelare gli animali
1.Divieto dei circhi con animali, degli zoo, dei delfinari, degli acquari e dei parchi acquatici, del trasporto a trazione animale su tutto il territorio nazionale.
2.Incentivazione allo sviluppo di metodi di ricerca alternativi a quelli basati sulla sperimentazione animale.
3.Istituzione di un garante dei diritti animali competente in materia di animali “da affezione”, selvatici e “da reddito”.
4.Riconoscimento giuridico dei rifugi/santuari per animali liberi, che ne riconosca la specificità, lo scopo umanitario e la funzione educativa, dedicando un fondo statale apposito per il loro mantenimento e potenziamento.
5.L’attuazione dei divieti di importazione, detenzione e commercializzazione di animali esotici.
6.L’introduzione di un divieto di importazione, esportazione e riesportazione di trofei di caccia ottenuti da animali appartenenti a specie protette a livello internazionale
7.Sostegno in sede europea della proposta di nomina di un Commissario europeo per i diritti animali
8.Tassazione al 4% per le alternative vegetali (per es.: latti vegetali, burgers vegetali)