La città di Roma, sabato 28 ottobre, nel pomeriggio, sarà attraversata da un grande corteo nazionale in difesa della lotta di liberazione del popolo palestinese.
Come Unione Popolare aderiamo alla manifestazione, parteciperemo ed invitiamo ad una presenza massiccia di aderenti e simpatizzanti.
Una mobilitazione necessaria, che segue le tante che si sono tenute in numerose città del mondo, non solo in Italia e che hanno visto uomini e donne, spesso giovani, indignati per la criminale politica d’occupazione coloniale in Palestina, che ormai dal 1948 caratterizza le azioni dei governi di Israele.
In 75 anni abbiamo assistito, spesso nel silenzio, alla Nakba, all’espulsione di centinaia di migliaia di persone dalle proprie case, all’occupazione del 1967 di ulteriori territori, alla costruzione di un regime di apartheid che oggi ha tolto la quasi totalità delle terre agli abitanti palestinesi. I tentativi di opporsi all’occupazione, le diverse Intifade, la crescita di un conflitto perennemente asimmetrico, vengono affrontati da Israele con un progetto di pulizia etnica e genocidio.
L’impunità di cui gode Israele, ancora raccontata dalla stampa occidentale come la sola democrazia in medio oriente, ha portato a una situazione in cui il nazionalismo spinge per una politica espansionistica che si estende fino al Giordano, con la costruzione di colonie illegali e l’uccisione e l’allontanamento della popolazione palestinese.
Denunciamo le gravi responsabilità della UE nel non seguire nemmeno le indicazioni del segretario generale dell’Onu Gutierres e in particolare della Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen di cui abbiamo chiesto le dimissioni.
La manifestazione di sabato non chiede solo un immediato “cessate il fuoco” che porti a fermare il massacro, soprattutto di minori.
Chiede l’avvio di un percorso di pace che deve prevedere la nascita di uno Stato di Palestina, lo sgombero degli insediamenti illegali, il rispetto delle risoluzioni ONU e l’avvio di trattative in cui non siano Usa e NATO ad essere arbitri, ma in cui possano intervenire tutti gli Stati interessati. Quello che occorre è una pace fondata sulla giustizia. E sotto occupazione non c’è né pace né giustizia.
Coordinamento Nazionale di Unione Popolare